La misteriosa isola di Jata
Il viaggio di questa settimana è una cosa seria: Anna e Ale di Utilità Zero hanno trascorso un mese in India facendo volontariato tra i bambini dell'isola di Jata, cioè un isolotto sperduto nel delta del Gange e sconosciuto ai più (ma anche ai meno visto che neppure la gente di Calcutta sa dove si trova).
Una volta atterrate a Bombay, il primo impatto con l'India è tutt'altro che confortante: caldo tropicale e un odore caratteristico che forse solo chi ha sentito può capire ma che riassumiamo come una fusione di spezie, escrementi e marciume vario, puzza che riflette le terribili condizioni in cui vive la gente delle bidonville che circondano le città.
Segue un entusiasmante viaggio di 37 ore su un treno non particolarmente comodo né pulito, che si ferma ad ogni centro abitato e la cui peculiarità sono le brandine per dormire sul soffitto. Ma se vai in India, e soprattutto se non ci vai per turismo, vuol dire che hai la grinta sufficiente per affrontare tutto questo, e anche per sopportare l'alluvione che durante il mese di permanenza ha deciso di rivolgere la sua attenzione verso l'isolotto, costringendo le intrepide viaggiatrici a rimanere isolate in mezzo alla risaia trascorrendo il tempo insegnando agli indiani a giocare a scopa, ascoltando musica locale e ricambiando con "Azzurro".
A quanto pare gli indiani (o almeno quelli incontrati da Ale e Anna) sono largamente disorganizzati, hanno un senso del tempo dilatato, un'idea vaga del rigore e ci mettono un'eternità per fare qualunque cosa, tipo me insomma, ma in compenso sono disponibilissimi e mediamente più genuini.
Tornando al volontariato, nella fattispecie le nostre ospiti hanno lavorato come insegnanti di inglese per i bambini e il fatto che Ale non conoscesse questa lingua non era un vero problema, visto che comunque, sebbene l'inglese sia una lingua ufficiale, viene parlato in maniera strana e arbitraria, quindi in sostanza facevano intrattenimento più che didattica; rimane comunque il fatto che i bambini erano meravigliosi e particolarmente estasiati dai capelli ricci di Anna.
Traendo un bilancio, quindi, si salva lo stupendo rapporto con le persone che sono riuscite a instaurare in questo mese (tra l'altro Anna ormai è promessa sposa ad un giovane del posto), mentre vengono bocciati il caldo, la puzza, la capra-sveglia e il regime comunista dello stato del Bengala.
Si è parlato anche di cibo, film e musica indiani, ma non posso certo scrivere tutto sul blog, quindi vi consiglio di scaricarvi la puntata.
Pearl Jam Smile
Air All I Need
Smashing Pumpkins Ador
Radiohead Idioteque
5 commenti:
dopo aver provato il vero cibo indiano voglio andare in india anch'io!!!!troppo buono!!!!!!!
ah....e le tigri..in bengala ci sono??? oh è solo un vecchio ricordo di sandokan??!!!
sì, sì le tigri del bengala esistono sul seriooo! vivono in alcune zone del parco del sundarban (di cui fa parte pure l'isolotto su cui ci trovavamo noi), ma ormai sono davvero poche...
un grazie al menegoz per il resoconto dettagliato!!
ale
Ottimo post Menegoz. A giugno tutti al mio matrimonio a Jata!!!!Nel frattempo chiederò al mio promesso di combinare qualcosa per Alessandra!Anna
se non siamo riusciti a liberarci di 'ste due tra tigri, cobra, alluvione, varie ed eventuali, mi sa che non ci riusciremo mai più...:) meno male che sono resistenti a tutto!
Posta un commento