26 settembre 2006

La misteriosa isola di Jata



Il viaggio di questa settimana è una cosa seria: Anna e Ale di Utilità Zero hanno trascorso un mese in India facendo volontariato tra i bambini dell'isola di Jata, cioè un isolotto sperduto nel delta del Gange e sconosciuto ai più (ma anche ai meno visto che neppure la gente di Calcutta sa dove si trova).

Una volta atterrate a Bombay, il primo impatto con l'India è tutt'altro che confortante: caldo tropicale e un odore caratteristico che forse solo chi ha sentito può capire ma che riassumiamo come una fusione di spezie, escrementi e marciume vario, puzza che riflette le terribili condizioni in cui vive la gente delle bidonville che circondano le città.

Segue un entusiasmante viaggio di 37 ore su un treno non particolarmente comodo né pulito, che si ferma ad ogni centro abitato e la cui peculiarità sono le brandine per dormire sul soffitto. Ma se vai in India, e soprattutto se non ci vai per turismo, vuol dire che hai la grinta sufficiente per affrontare tutto questo, e anche per sopportare l'alluvione che durante il mese di permanenza ha deciso di rivolgere la sua attenzione verso l'isolotto, costringendo le intrepide viaggiatrici a rimanere isolate in mezzo alla risaia trascorrendo il tempo insegnando agli indiani a giocare a scopa, ascoltando musica locale e ricambiando con "Azzurro".

A quanto pare gli indiani (o almeno quelli incontrati da Ale e Anna) sono largamente disorganizzati, hanno un senso del tempo dilatato, un'idea vaga del rigore e ci mettono un'eternità per fare qualunque cosa, tipo me insomma, ma in compenso sono disponibilissimi e mediamente più genuini.

Tornando al volontariato, nella fattispecie le nostre ospiti hanno lavorato come insegnanti di inglese per i bambini e il fatto che Ale non conoscesse questa lingua non era un vero problema, visto che comunque, sebbene l'inglese sia una lingua ufficiale, viene parlato in maniera strana e arbitraria, quindi in sostanza facevano intrattenimento più che didattica; rimane comunque il fatto che i bambini erano meravigliosi e particolarmente estasiati dai capelli ricci di Anna.

Traendo un bilancio, quindi, si salva lo stupendo rapporto con le persone che sono riuscite a instaurare in questo mese (tra l'altro Anna ormai è promessa sposa ad un giovane del posto), mentre vengono bocciati il caldo, la puzza, la capra-sveglia e il regime comunista dello stato del Bengala.

Si è parlato anche di cibo, film e musica indiani, ma non posso certo scrivere tutto sul blog, quindi vi consiglio di scaricarvi la puntata.








Pearl Jam Smile
Air All I Need
Smashing Pumpkins Ador
Radiohead Idioteque

23 settembre 2006

L'irresistibile fascino degli italiani all'estero

Marco e Chese sono i viaggiatori che in questa puntata ci hanno raccontato del loro viaggio negli Stati Uniti occidentali.

Si tratta di un viaggio di piacere organizzato con la scusa di andare a studiare la lingua all'estero, e infatti i primi cinque giorni sono stati trascorsi sulle spiagge di San Diego, sperimentando la vita californiana ma rinunciando al surf (sport per grandi e piccini) a causa di un'insolita mancanza di onde.

I genitori rimasti a casa vengono comunque accontentati perché le successive tre settimane Marco e Chese le hanno trascorse a San Francisco al "prestigioso" Mills College, riservandosi un po' di tempo per visitare la città ed esplorarne tutti i quartieri. Questi, infatti, sono separati tra loro in maniera netta e definita, per quel che riguarda la gente, i locali, lo stile di vita: c'è il quartiere omosessuale, quello hippy (che ha perso lo smalto) e quello italiano in cui i nostri eroi si sono rifugiati stanchi di mangiare all'americana.

La tappa successiva è Las Vegas, una trappola mangiasoldi nel cuore del deserto del Nevada. A quanto pare è una città da vedere, ma visto che non c'Ãèniente da vedere si finisce per infilarsi nei casinò e dare fondo alle proprie finanze. Tutto è organizzato con questa finalità : alberghi economici, cibo gratis o quasi, in modo che anche la famiglia media americana si possa far trascinare lì, dove tra l'altro può trovare gondole meccaniche con gondolieri finti che cantano "O Sole Mio".

Una questione affasciante e problematica negli stati uniti sono le distanze: spazi incolmabili separano qualunque luogo, la benzina costa poco ma le cilindrate sono assurde. Noleggiare una macchina costa parecchio se sei giovane, sfidare il codice della strada scollinando sulle strade di San Francisco ancora di più.

In queste condizioni il viaggio viene concluso in bellezza guidando per dodici ore verso il Grand Canyon. Ma ne vale la pena, perché il posto è stupendo, silenzioso e senza inquinamento luminoso. Oltre ai classici ranger pronti ad accogliere i turisti, chi ha soldi, tempo e voglia può godersi al massimo la situazione scendendo in fondo al canyon e gustandosi i giri in barca organizzati dalle guide.

Abbiamo imparato che tutti sono amichevoli con gli italiani, forse perché hanno un accento sexy, ma più che altro viene apprezzato l'italiano griffato, l'alternativo squattrinato non va; e poi abbiamo scoperto le mille analogie tra Trieste e gli USA. Per scoprirle scaricatevi la puntata.


Hot Chip Over and Over
Puffy Tokyo I'm On My Way!
Gomez How We Operate

Meg Parole Alate

12 settembre 2006

Muloni de Bivio, ma in Sardegna

L'ospite che ci ha tenuto compagnia oggi pomeriggio è il Bisi, noto dj di O Che Chicca! ed esperto marinaio che ci ha raccontato del suo viaggio in barca in Sardegna.
Il fatto che il Bisi sia un vero lupo di mare si deduce dalla sua capacità di utilizzare con competenza termini marinareschi e di partecipare attivamente al governo di una barca di quasi 14 metri, surclassando così di gran lunga sia me che il Tuniz, quindi possiamo fidarci di quello che ci racconta sulla vita in barca. A quanto pare si sta più larghi di quanto si pensi, ma lo spirito di adattamento non deve mai mancare, e no
n mi riferisco solo al fatto che bisogna razionalizzare l'uso dell'acqua: possono anche insorgere problemi con i propri compagni di viaggio, che sono simili a quelli con i propri coinquilini, ma peggio. Il consiglio è quello di fare i "democristiani", nel senso che per il bene della compagnia è bene smussare le divergenze, anziché cercare lo scontro.
Buone notizie per vegetariani e vegani, anche loro possono viaggiare in barca!

Il sogno era, è e sarà sempre quello di partire da Trieste, ma è impraticabile per ragioni di tempo e denaro, quindi il viaggio inizia da Cannigione e prosegue attraverso luoghi incantevoli in cui l'acqua è più azzurra che al Bivio, che lasciano senza fiato chi naviga per la prima volta ma non mancano di entusiasmare anche chi ormai lo fa da anni. Il po
sto da visitare assolutamente è Bonifacio e le relative Bocche, per il suo passato piratesco e il suo presente turistico.
Ok, ma quanto costa? Nella fattispecie una cinquantina di euro a persona, dietro garanzia della patente nautica (ma basta averla per saper condurre una barca? forse no).
Come ogni viaggio che si rispetti ha avuto i suoi disguidi, soprattutto legati al vento e a problemi nell'ormeggio sotto lo sguardo dei francesi. Ad ogni modo ricordatevi che per ogni emergenza in mare il numero da chiamare è il 1530.

Il libro del giorno è Il giramare di Antoine, che racconta di un'esperienza in mare in solitaria e di quello che in una tale situazione puoi scoprire di te stesso.


Si è anche divagato, o meglio si è polemizzato su band etno-rap, sul ruolo del mare a trieste, sull'autoreferenzialità e sugli hippies. Per saperne di più scaricatevi la puntata. E arrivederci alla settimana prossima.

Come esperimento, visto che mi hanno affidato il timone del blog, io inserisco anche la playlist della puntata:

Architecture in Helsinki Wishbone
Chikinki Hate Tv
Franz Ferdinand Jaqueline
Fall Out Boy Dance Dance

Non posso modificare i post del Tuniz, quindi il link alla scorsa puntata è qui.